Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


lunedì 4 novembre 2013

Qualche buona ragione per essere a Torino dal 30 novembre al 2 dicembre (seconda parte)


Ecco qui come promesso altre buone ragioni per essere e Torino dal 30 novembre al 2 dicembre a opporci agli accordi bilaterali tra Italia e Israele. (qui la prima parte)
Andremo ora a guardare gli ultimi accordi tra Italia e Israele, soffermandoci in particolare su quelli che riguardano l'area militare, le esercitazioni congiunte, e in generale quella che i nostri governanti chiamano “difesa”.  
In questi giorni il Generale Amir Eshel, comandante dell'Israeli Air Force (IAF) ha ospitato Pasquale Preziosa, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Italiana, recatosi in Israele in occasione della prima esrcitazione multinazionale in Israele, chiamata "bandiera blu", a cui partecipa anche l'Italia. Mille ufficiali con cento aerei si stanno esercitando, nella base di Ovda vicino Eliat, contro il "Drago Volante", lo squadrone aggressore di Israele. Non è la prima volta che un rappresentante delle nostre forze armate stringe legami con l'esercito israeliano, ne' è la prima volta che le due forze armate si esercitano assieme. (fonte)
Il primo “accordo per la cooperazione tra Italia e Israele nel campo della difesa” (il testo è reperibile qui) è stato scritto nel 2003 e varato il 15 maggio 2005. Esso descrive alcuni punti su cui le parti coopereranno, e tra di essi c'è l'“importazione, esportazione e transito di materiali militari e di difesa, operazioni umanitarie, organizzazione delle forze Armate, struttura e materiali di reparti militari e gestione del personale, Formazione/Addestramento [...]”. Per quanto riguarda l'esportazione e il transito di materiali militari e di morte già si è detto qualcosa nel primo post di questa serie, mentre alla fine di questo post verranno forniti alcuni esempi di cosa si intenda per formazione/addestramento. Tornando all'accordo del 2005, in esso c'è scritto che la collaborazione si svilupperà anche attraverso le seguenti iniziative: “Scambio di esperienze fra gli esperti delle Parti, organizzazione e attuazione delle attività di addestramento e delle esercitazioni, partecipazione di osservatori alle esercitazioni militari, contatti fra le Istituzioni Militari e di Difesa analoghe, discussioni, consultazioni, riunioni e partecipazione a convegni, conferenze e corsi, visite di navi e aeromobili militari e ad impianti, scambio di informazioni e pubblicazioni educative, […]”. Ma cosa si intende per “scambi di informazioni” in questo testo? Le informazioni tecniche oggetto di scambio vengono definite poco dopo. “per informazioni tecniche si intendono tutti i dati tecnici o commerciali e le informazioni operative, comprese, ma non esclusivamente, le informazioni riservate, quelle sui clienti, il know-how, i brevetti ed il software per computer”. Queste parole mi sembrano particolarmente inquietanti: “le informazioni riservate”. Cioè, per come la capisco io, Israele avrebbe accesso alle nostre informazioni riservate, mi vengono in mente tra l'altro le intercettazioni telefoniche, e i dati di intelligence che vengono rilevati in Italia. Se il fatto in se' mette francamente paura, è significativo come chi ha firmato e sottoscritto gli accordi sia talmente sicuro di non ricevere critiche da poter mettere una cosa del genere nero su bianco. Ma gli scambi di informazioni non finiscono qui: al comma tre dell'articolo tre viene dichiarato che gli scambi di conoscenza riguarderanno anche la ricerca. Infatti, gli scambi di ricerche a livello accademico e industriale tra Italia e Israele sono frequenti e coinvolgono sia università che industrie private. Sembra incredibile come delle università, che dovrebbero essere baluastro di cultura e diritti, possano collaborare con delle istituzioni che supportano il progetto sionista e la sua propaganda, o addirittura arrivino a lavorare congiuntamente su progetti che, troppo spesso, hanno risvolti più o meno diretti in armi o tecnologie di repressione e controllo, con cui viene tenuto sotto occupazione il popolo palestinese. A Bologna, per esempio, il 13 giugno 2000, è stato siglato un accordo che titola: “accordo di cooperazione nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico tra il governo della repubblica italiana ed il governo dello stato di Israele”, e il cui testo si può trovare nel sito della Farnesina. Non riuscirei in questo post a dare il dovuto spazio e la dovuta importanza alla campagna per il boicottaggio accademico di Israele, invito ad informarsi seguendo questo link
...ma c'è un altro inquietante particolare riguardo l'accordo del 2005: esso non è l'unico, secondo alcune fonti esso è stato preceduto da un accordo segreto. Il 18 novembre 2004 a Roma, Berlusconi e Martino hanno incontrato l'allora mistro della difesa israeliano Mofaz. Secondo fonti militari israeliane, citate da Voice of America (22-11-04), egli ha concordato tra l'altro col governo italiano lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica altamente segreto, cui è stato destinato un primo finanziamento comune di 181 milioni di dollari. (fonte)
In linea con quanto emerso nell'accordo del 2005, negli ultimi anni gli incontri tra militari israeliani e italiani non sono mancati.
Il 7 e l’8 febbraio 2011, il sottocapo di Stato maggiore della IAF, generale Nimrod Sheffer, ha incontrato a Roma l’omologo italiano, generale Maurizio Lodovisi, per approfondire i processi di trasformazione in atto nelle due aeronautiche, le esperienze maturate nei rispettivi teatri di operazione e le future attività addestrative.
Il 14 giugno 2011, è il comandante delle forze israeliane, generale Ido Nehushtan, a giungere in Italia in missione ufficiale. Dopo aver incontrato il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Giuseppe Bernardis, Nehushtan ha raggiunto gli aeroporti di Pratica di Mare, Lecce e Grosseto per una visita ai reparti militari ospitati.
Incontri di rappresentanti delle forze armate israeliane hanno avuto luogo anche il 7-8 febbraio e il 14 giugno 2012, e il 25 ottobre viene emesso un comunicato che recita: “in occasione del vertice Italia-Israele, al quale ha partecipato il Presidente del Consiglio, Mario Monti, il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha incontrato il suo omologo dello Stato di Israele, Ehud Barak. A conferma dei solidi rapporti di amicizia e di collaborazione esistenti tra i due Paesi, sono stati approfonditi i temi inerenti alla cooperazione industriale nel settore della Difesa”. (fonte)

Portando a compimento quanto scritto nell'accordo del 2005, l'esercito israeliano e quello italiano si sono addestrati assieme in almeno quattro occasioni oltre a quella citata in apertura:
Le prime due in Sardegna, nella base di Decimomannu, nome dell'operazione: “Vega”. Militari dell'aeronautica italiana ed israeliana si sono addestrati assieme, in due differenti occasioni, decollando e atterrando in una base militare che dista pochi chilometri dall'abitato. Gli aerei hanno superato più volte la barriera del suono, creando quello che viene chiamato un “sonic boom”, un boato assordante che assomiglia a quello di un bombardamento: queste sono le stesse pratiche che mettono in atto per terrorizzare la popolazione di Gaza, quando vogliono ricordare agli abitanti che gli occupanti sionisti possono attaccarli quando ne hanno voglia. Le due operazioni Vega hanno avuto luogo nel novembre 2010 e nello stesso mese del 2011. In particolare nell'esercitazione del 2010 un pilota israeliano ha compiuto una manovra pericolosa al punto da costargli una settimana di carcere e la sospensione dal volo per un anno, e in Italia non se n'è data notizia. (fonte) Nell'esercitazione del 2011, invece, sono stati trasferiti diversi mezzi dalle basi israeliane a quella sarda, e le esercitazioni erano filanizzate ad un possibile attacco all'Iran. (fonte)
Le prime due settimane di dicembre 2011 ha avuto luogo, nel deserto del Negev, l'operazione “desert dusk 2011”, che ha visto impegnati 150 militari italiani, con gli eurofighter e i tornado dell'Aeronautica Militare Italiana e altri mezzi. Le esercitazioni facevano parte del programma “crisis response operations” per affinare le procedure e le tecniche di azione in missioni di controllo delle crisi. (fonte)
Dal 3 all'8 novembre 2012 invece le esercitazioni si sono spostate nelle acque davanti alla città di Haifa, in un'operazione chiamata “rising star”. Il comando subaquei e incursori di la Spezia si è addestrato assieme con gli specialisti sommozzatori israeliani, l'obiettivo dell'addestramento era in sostanza quello di allenarsi a contrastare la pirateria. (Fonte)
Lesercito che si è addestrato con i militari israeliani è lo stesso esercito che troviamo schierato in Valsusa a difendere un'opera a cui la popolazione si oppone in maniera forte e tenace, è lo stesso esercito che troviamo a pattugliare le strade delle nostre città. Il fatto che questo esercito impari tecniche e pratiche da una potenza che sta tenendo sotto un'occupazione inumana un popolo da più di 65 anni fa pensare che probabilmente anche le tecniche di oppressione siano "merce" da esportare per i sionisti. E' importente essere a Torino, perchè se l'Italia "importa" tutto ciò siamo consapevoli che potrà essere usato anche contro di noi.

Uscendo dall'ambito militare, vale la pena di fare un seppur breve accenno ad altri legami che l'Italia vanta con l'Entità Sionista. A oggi, infatti, l'Italia è il quarto partner commerciale di Israele ed è diventata, in base ad accordi di cooperazione legati a turismo, ambiente, energie rinnovabili, acqua e trasporti, il secondo partner mondiale del governo israeliano nel campo delle materie scientifiche. (fonte)
Nell'ultimo periodo, le visite e gli incontri di esponenti politici italiani nei territori occupati da Israele (siano essi stati occupati nel '48 o dopo) o con esponenti politici israeliani danno l'immagine chiara di come i nostri governanti siano schierati a favore dell'occupazione sionista della Palestina, vediamone qualche recentissimo esempio di quest'anno.
L'8 ottobre 2013 il ministro della cultura Massimo Bray si reca ad Hebron in visita alle colonie di Beit Hadasa da David Wilder. (fonte) Le colonie israeliane in Cisgiordania sono illegali secondo la legislazione internazionale, e queste colonie in particolare sono caratterizzate da un estremo fanatismo sionista.
il 9 settembre 2013 il ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato incontra il ministro dell'energia israeliano Shalom. “Al centro del bilaterale lo sviluppo della cooperazione tra Italia e Israele nel settore energetico e in particolare del gas, ma anche il proseguimento della collaborazione nel campo dell’innovazione tecnologica e della ricerca.” (fonte) Impegno che, tra l'altro, era già stato ribadito per esempio dall'incontro di aprile 2012 tra il Ministro dell'istruzione Profumo e il Ministro israeliano della Scienza e Tecnologia Daniel Hershkowitz.
L'8 aprile 2013 Laura Boldrini, presidente della camera, incontra l'ambasciatore israeliano in Italia. Si parla di consolidare i rapporti tra i due Stati e di combattere l'intolleranza e l'antisemitismo. (fonte) Come se schierarsi contro il razzismo e l'intolleranza significasse stare dalla parte dell'Entità Sionista, e non l'opposto. 
Queste ed altre visite seguono l'incontro avvenuto nel 2010 tra Silvio Berlusconi e Benjiamin Netanyahu, al quale ha ribadito di voler continuare la florida e ricca collaborazione con la nostra penisola. In quell’occasione sono stati siglati ben otto accordi ed è stato stabilito un calendario annuale di visite bilaterali per rafforzare la cooperazione. (fonte)
La linea politica dell'Italia non si discosta eccessivamente da quella europea: anch'essa mantiene buoni rapporti con Israele In particolare Tajani, commissario europeo per l'industria e l'editoria sembra tenerci molto (altre info qui e qui)
È importante essere a Torino. Perché questi accordi e queste visite sono passate sotto silenzio per troppo tempo. Certo, perfortuna c'è sempre stato chi le osteggiava, ma il più delle volte si è trattato purtroppo di azioni isolate o di piccoli gruppi. Perché, purtroppo, sono anche le parole ipocriti dei nostri governanti a legittimare le politiche di oppressione, aparhteid, razzismo, violenza, intimidazione, privazione del cibo, dell'acqua, della libertà a cui il popolo palestinese è quotidianamente sottoposto. Se, come diceva qualcuno, fa più paura il silenzio degli onesti che le parole dei violenti, il silenzio è già durato troppo a lungo. E rompere questo silenzio non può essere altro che un'azione collettiva, con le diverse anime di cui si comporrà la tre giorni.

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